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TESTIMONIANZE E SCRITTI
Tea Albini
Ringraziamento da Tea

Di Giancarlo in questi giorni é stato detto e scritto tanto.
Non saprei cosa aggiungere al fatto che era un grande artista, uno dei piú grandi della musica italiana.
L autore, non solo di parole, come i piú hanno detto, ma anche della musica, di canzoni che hanno segnato nel tempo le nostre vite. Da Luglio a Montagne verdi, a Se bruciasse la cittá, a Gloria, a Self control, a Eternitá, a Si può dare di piú, a Gli uomini non cambiano, e cosi via potrei, potremmo, continuare per ore ed ad ogni canzone associare un'immagine che sicuramente ha fatto parte della nostra vita. Potremmo vedere i volti degli interpreti delle sue canzoni, da quelli giá famosi come Mina, Morandi, Vanoni, Celentano, a quelli resi famosi da lui come Ranieri, Tozzi, Raf, Masini, Baldi e cosí via. 


Potremmo pensare agli Squallor senza conoscerne i volti e penso e risento la voce di Giancarlo che in una di quelle loro particolarissime interpretazioni ripete in modo ossessivo Maremma maiala quando veniva detto “Guatemala”, mi sembra fosse questo il titolo del pezzo. Non so se sia l'unica ma penso una delle rare volte che abbia in qualche modo “cantato”.

Penso anche ad una sua breve apparizione nel film Metello, dove Ranieri era “Metello”, e non so perché e come siano riusciti a convincerlo. Ma Giancarlo in molti di noi lascia anche momenti, ricordi, che hanno pur sempre un legame fra loro ed il cui filo conduttore é in qualche modo la musica, ma fanno parte di una sfera piú privata che rappresenta altrettanto bene il personaggio che era. 


Quando penso a Giancarlo, penso alla sua casa di Settignano, alla Cingallegra, ma anche al mare, ed associo alla casa alcune persone in particolare che in qualche modo davano soddisfazione al suo piacere per la tavola. Ne cito una sola, mia madre, che fra i vari piatti che Giancarlo amava, i fegatelli della Nella, cosí si chiamava mia madre, regnavano sovrani. E penso anche alla grande quantità di mandarini che riusciva a mangiare mentre parlava o fumava.

Ecco il fumo, che insieme alla musica, era la grande passione di Giancarlo. Il fumo, artefice principale della sua malattia, ma anche compagno del suo lavoro, del suo talento. Chi lo ha conosciuto credo non labbia mai visto senza la sigaretta in bocca e fra le dita, ma anche questo era Giancarlo. Egli ha dedicato la vita al lavoro o meglio alla musica, raggiungendo i risultati che sappiamo e in quel mondo cosí particolare era un personaggio quasi anomalo, non amava la ribalta o partecipare e presenziare. Era un uomo schivo e quasi scontroso, anche chi ha amato la sua musica e conosce a menadito le sue canzoni non conosce lui o il suo volto perche non appariva mai, non voleva apparire, anche quando una sua canzone ad esempio vinceva a Sanremo. Finito quel fatto ritornava a pensare al prossimo successo, sempre fuori dai riflettori.

Chi lo ha conosciuto sicuramente ha scolpita nella mente la sua voce resa roca dalle troppe sigarette ma particolare, inconfondibile anche quando chiamava per avere la colazione o farle sentire un nuovo pezzo, sua moglie, mia sorella, con quel ...Gianna... difficile da far capire ma unico nellespressione e nel tono. Il pensiero in questi momenti corre e ripercorre una vita che si é conclusa ma che lascia tanto. A me lascia l'immagine di un uomo unico, particolare, un grande.

Ricordo il giorno che nacque Giovanni o meglio Gianni, mio nipote. Eravamo insieme a Villa Donatello e Giancarlo mi parló ininterrottamente per tutte le ore di attesa ed insieme fumammo non so quante sigarette, fino a farmi sentire male per il troppo fumo. All'epoca anchio fumavo. Ricordo Giancarlo seduto al pianoforte nel suo studio, ricordo la musica che si sentiva anche dal giardino, ricordo le barzellette e gli aneddoti che sapeva raccontare in modo incredibile con quella carica di humour del tutto particolare che solo i fiorentini sanno capire. 


Ecco la sua fiorentinitá che era parte di lui in modo e nel modo che lo ha reso anche famoso per quel carattere definito brusco ma che invece era solo diretto ed immediato, e un pó polemico come tutti i fiorentini. La sua fiorentinitá che gli fece accettare con gioia la richiesta dell'allora presidente del Calcio Storico Massimo Mattei di farne linno, e si capisce, in quelle parole, il suo amore per la cittá.
Ecco, le parole, aveva una tale ricchezza espressiva, una padronanza del linguaggio e un vocabolario infinito che hanno reso le sua canzoni immediatamente riconoscibili e ascrivibili al suo genio. Ora se é vero comé vero che quando una persona muore é sempre stata buona, brava e bella, Giancarlo lo é stato come ciascuno di noi, un pó buono, un pó bello, ma bravo lo é stato, e tanto, evidentemente nel suo campo.

E non a tutti é dato di emergere cosí nella propria sfera, se mi permettete, a cominciare dai politici. Alla famiglia, a Gianna, a Gianni, a chi lha seguito in questo ultimo pezzo di vita cosí tormentato e difficile, ai suoi amici, rimane il ricordo e la sua musica. Buon viaggio Maestro Bigazzi, da tutti noi “rose rosse per te”.