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TESTIMONIANZE E SCRITTI
Enrico Salvadori
Giancarlo Bigazzi

Ha scritto oltre 1300 canzoni, tantissime delle quali tradotte
in tutto il mondo perché successi planetari. Un titolo su tutti:
“Gloria”. Una delle canzoni preferite da Donald Trump e dal
suo popolo di sostenitori americani e che vanta anche una ver-
sione in lingua egiziana. Una di ben centodieci. Ma Giancarlo
Bigazzi non sopportava il fatto che lo si chiamasse maestro.
“Sono un artigiano della canzone” amava ripetere, ma con un
esercizio di esagerata modestia. Perché lui è stato e continua ad
essere un maestro anche se dieci anni fa un destino crudele lo ha
portato via. Non aveva ancora settantadue anni e aveva ancora
tante cose da dire in un mondo della canzone che gli deve tan-
tissimo. In primis Sanremo che spesso dimentica troppo in fret-
ta chi lo ha fatto grande e macina protagonisti e brani con ritmi
fin troppo esasperati. Il Festival (ed era il minimo che potesse
fare) ha intitolato a Giancarlo un premio speciale riservato alla
migliore composizione.
Sia pure interrotta prematuramente, la vita di Bigazzi è stata in-
tensa, bella, vissuta. Per certi versi un film. Dai suoi inizi come
figlio di Renato, un agente di polizia della questura di Firenze,
e di Tina Giuntini, un’insegnante elementare e di pianoforte che
tenta invano di fargli imparare il solfeggio ma che indubbiamente
trasferisce al figlio la sua sensibilità musicale.

 

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